La dentellatura delle sue foglie, paragonabili a zanne, lo ha reso noto come “dente di leone”, mentre nella tradizione popolare è spesso chiamato “piscialetto” (appellativo che ne suggerisce le proprietà diuretiche). In realtà il nome tarassaco deriva dal greco e significa “guaritore”. Nel Medioevo, avendo il tarassaco un fiore giallo come la bile, si iniziò a usarlo come rimedio per il fegato. E, come spesso accade, evidenze scientifiche hanno confermato la funzione epatica delle sue radici.
Le radici del tarassaco possiedono anche proprietà depurative, in quanto possono stimolare la funzionalità biliare, epatica e renale, cioè attivare gli organi emuntori (fegato, reni, pelle) adibiti alla trasformazione delle tossine, nella forma più adatta alla loro eliminazione (feci, urina, sudore). Oltre che per la funzione epatica e depurativa, le radici sono note anche le proprietà digestive; possono infatti contribuire alla regolarità del transito intestinale e al drenaggio dei liquidi corporei. Anche le foglie possono stimolare la diuresi e più in generale la funzionalità delle vie urinarie favorendo l’eliminazione dei liquidi in eccesso.